Stromboli ha una popolazione di circa 400 abitanti ed è amministrata dal comune di Lipari. è un vulcano attivo appartenente all’arcipelago delle Isole Eolie e all’Arco Eoliano, posta nel bacino Tirreno del mare Mediterraneo occidentale, è la più settentrionale delle Eolie e si estende su una superficie di 12,6 kmq.
L’edificio vulcanico è alto 926 m s.l.m. e raggiunge una profondità di circa 1700 m al di sotto del livello del mare. Stromboli ha una persistente attività esplosiva ed è uno dei vulcani più attivi del mondo.
A poche centinaia di metri a nord-est dell’isola di Stromboli si trova il neck di Strombolicchio, residuo di un antico camino vulcanico. L’isolotto ospita un faro della Marina, attualmente disabitato e automatizzato; Stromboli è nota, frequentata ed abitata fin dall’antichità remota, e la sua economia si è sempre fondata sulle produzioni agricole tipicamente mediterranee: olivo, vite (malvasia coltivato basso in giardini terrazzati), fichi, e poi sulla pesca e sulla marineria. Fino al secolo XIX questa economia fu fiorente e Stromboli arrivò a contare fino a circa 4.000 abitanti. Il peggioramento delle condizioni economiche seguito all’unità d’Italia, il ripetersi di eruzioni e terremoti, in particolare quella del 1930, e infine l’attacco della peronospora che negli anni trenta sterminò la redditizia coltura locale della vite, fecero sì che la maggioranza degli strombolani prendesse la via dell’emigrazione, soprattutto verso l’Australia e l’America e l’isola rischiò veramente di restare abbandonata. Venne riscoperta dopo la guerra da Roberto Rossellini che, con il film del 1949 Stromboli terra di Dio (con protagonista femminile la giovane Ingrid Bergman), portò l’isola e la sua straordinarietà all’attenzione del pubblico. Il nome proviene dal greco anticoStrongyle (rotondo) per via della sua forma. Il vulcano è chiamato dai suoi abitanti, detti strombolani, Struògnoli, o anche Iddu (Lui in siciliano), in riferimento alla natura divina che un tempo era attribuita ai fenomeni naturali incontrollabili. Stromboli dà il nome a un tipo di vulcani caratterizzati da un’attività vulcanica effusiva detta Stromboliana. Oggi i principali borghi abitati sono San Vincenzo, il paese di Stromboli, anticamente era borgo degli agricoltori, con l’approdo storico di Scari, Piscità e Ficogrande che anticamente era il borgo degli armatori. A sud-ovest, ancora raggiungibile solo via mare, c’è Ginostra dove d’inverno restano circa 30 o 40 abitanti e dove l’unico mezzo di trasporto è il mulo. Il flusso turistico verso l’isola, che costituisce attualmente la principale risorsa economica di Stromboli, fino agli anni settanta fu rappresentato soprattutto da persone alla ricerca di un ambiente particolare, ancora naturale ed integro e non privo di scomodità (mancanza di elettricità, scarsità d’acqua). Nei decenni successivi le scomodità sono molto diminuite e il turismo è molto cresciuto, anche se riservato ad una clientela alla ricerca di vacanze all’insegna della natura e della tranquillità. Giornalmente, inoltre, si organizzano escursioni al vulcano con guide esperte che portano ad oltre 900 metri sul livello del mare. Tramite imbarcazioni è inoltre possibile raggiungere nelle ore notturne la vicina e movimentata Panarea, lo scoglio di Strombolicchio e Ginostra, caratteristica località sull’isola di Stromboli, ancora irraggiungibile per via terrestre dall’altra parte abitata dell’isola. Durante la stagione turistica partono imbarcazioni per permettere ai turisti di fare il bagno presso lo scoglio di Strombolicchio. Caratteristica dell’isola, oltre alle stradine strette percorribili solo dal motocarro e dai motorini elettrici, che i turisti affittano sull’isola stessa, è la mancata illuminazione notturna nelle strade, che il Comune di Lipari, vuol mantenere come importante attrattiva turistica. Dall’Osservatorio, infine, si può vedere la lava del vulcano, l’unico delle Isole Eolie perennemente in attività e il cielo stellato evidenziato dalla mancanza di illuminazione.
CENNI STORICI:
L’antica Strongyle, la rotonda, si ritiene dalle ricerche archeologiche condotte che presentasse una popolazione stabile fin dal Neolitico Superiore (seconda metà del IV millennio a.C.).
Un vasto abitato attribuibile all’età del Bronzo Antico e riferibile alla cultura di Capo Graziano, fiorita nelle Eolie durante la prima metà del II milennio a.C., è stato individuato sulla dorsale che dalla chiesa di San Vincenzo sale verso la località Semaforo, con vista sugli approdi di Scari e Ficogrande.
Gli scavi archeologici, oggi ricoperti per garantirne la conservazione, hanno portato alla luce i resti di alcune capanne in pietra, confrontabili con quelle coeve rinvenute sul Castello di Lipari, e frammenti di vasi con forme e decorazioni tipiche di questo periodo. Non sono state finora trovate testimonianze delle successive fasi dell’età del Bronzo che dovrebbe essere rap-presentata come nelle altre isole. Dell’età greca è stato scavato un lembo di necropoli nella contrada Ficogrande. Sono tombe a sarcofago litico del IV e della prima metà del III sec. a.C., identiche a quelle di Lipari, nel cui corredo sono state trovate ceramiche dipinte del Pittore di Lipari e della sua bottega a pregevoli terracotte di argomento teatrale ora conservate nel museo di Lipari. Ben popolata deovette essere l’isola anche in età romana, come testimoniano i numerosi frammenti ceramici rinvenuti, resti murari e sepolture del tipo “a cappuccina”, formate cioè da lastre fittili o tegole e dotate di poveri corredi. Abbandonata al profilarsi delle incursioni arabe (VIII-IX sec. d.C.), tornò ad essere abitata stabilmente nel XVII secolo quando fu nota per la floridezza dei suoi vigneti e le capacità della sua marineria.
Foto degli scavi effettuati nei pressi della chiesa di San Vincenzo a Stromboli nel 2009 dagli studenti dell’ Università di Modena e Reggio Emilia e delle Università di Ferrara, di Roma (Sapienza), di Glasgow e di Lipsia nell’ambito di un progetto frutto della collaborazione del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Modena e Reggio Emilia e il Servizio Beni Archeologici della Soprintendenza ai Beni Culturali di Messina per la prosecuzione e il completamento delle ricerche iniziate nel 1980 da Luigi Bernabò Brea e Madeleine Cavalier.